* Con Giorgio Calcaterra*
*Con Margantonio* -
Vabbè, 4h 15'25' non è il mio miglior tempo, lo riconosco. Anzi, direi che è il peggiore di sempre: un minuto in più rispetto a Parabita 2004, la mia prima maratona. Ma chi se ne frega?
Sono felice per diversi motivi, un pò meno per altri. Ed è per questo che scriverò tante cose belle della Salento Marathon 2010, ma anche alcune che secondo me proprio non vanno.
Cominciamo col dire che l'organizzazione della maratona, affidata alla ASD Podistica Parabita ha funzionato al meglio: il giorno 6, ieri, ho ritirato con tranquillità il pettorale, mi sono state fornite tutte le informazioni chieste da personale volontario attento, scrupoloso e gentile. Ho assistito alle gare dei settori giovani, non molto partecipate, ma per il running salentino venti esordienti ai nastri di partenza è grasso che cola. Stamattina alle 7:15 c'era già un certo fermento: ho preso il mio bus navetta e ce n'erano tanti e tutti partivano in orario. Allo stadio di Casarano, nel pre-gara, mi sono divertito a scattare foto con gli amici di Veglie, ho beccato due runners inglesi venuti direttamente dall'isola per correre qui da noi, ho immortalato la grandissima Monica Casiraghi, ultramaratoneta campionessa di tutto e di più, ed il suo collega Giorgio Calcaterra, il tassista romano fenomeno delle lunghe e lunghissime distanze. Uno scricciolino da 100 km. a botta! Ho rilasciato una bella intervista per Myboxtv.com. Ho improvvisato un blogpoint con foto ricordo con l'amico Blogtrotter MARGANTONIO (http://margantonio.blogspot.com/) che è originario del Salento, di San Cesario, ma vive ad Udine: ce l'ho fatta a trovarne uno dalle mie parti, lungo la "mia " maratona. Grande Margantonio ed un grandissimo saluto a te! (pubblica la foto sul tuo blog, mi raccomando, la aspetto!)
Insomma tutto ok.
Alle 9:30 puntualissimi si parte e siamo circa 700 tra maratoneti (370) e coloro che correranno la 11 km collegata.
Il clima è festoso e procedo per i primi km a 5'20'', il mio ritmo migliore. Al primo passaggio a Parabita (saremo al 6° o 7° Km circa) mi sento chiamare lungo il rettilineo che tra circa 4 ore mi rivedrà all'arrivo: è Walter Gabellone, il presidente dell'Associazione Alla Conquista della Vita (http://www.allaconquistadellavita.org): una voce amica che mi fa un gran piacere ascoltare, anche se durerà solo un fulmineo sguardo ed un "ciao".
Al secondo km mi affianca un signore sulla settantina, arzillo più che mai sulla sua bici: ci seguirà da lì per un pò, e ad un certo punto comincia a gridare, rivolto agli spettatori: "Applaudite! Applaudite signori! Questi sono atleti! Non si drogano, non bevono, non fumano! Applaudite!".
Una buona metà dei problemi dei quali soffre la Maratona del Salento sta tutta lì, in quelle parole. La gente, pochissima ai lati della strada, ti continua a guardare come se stesse vedendo passare dei marziani. Nei paesi, per lo più vecchi con le mani in tasca ad ampi cappotti si lasciano sfuggire un timido "Vai!!!", ogni tanto, tra una nazionale e l'altra, ma nulla più. E così ti ritrovi a correre per 42 km da solo, finendo per contare i passi che ti separano dall'arrivo, che in queste condizioni sembra si allontani sempre di più, anzichè avvicinarsi.
Ma io continuo. Perchè, come dice Murakami Haruki nel suo bel libro "L'arte di correre", ogni maratoneta recita il proprio personale mantra per chiudere il percorso dei 42,195 km, ed il mio oggi ho deciso che reciti: "Non mi drogo, non bevo, non fumo...applauditemi, accidenti!".
Ma di applausi non ne arrivano e non ne arriveranno mai. Anzi, più si va, peggio è. Peccato. Mi dispiace per quel turista-podista bolognese, sulla settantina pure lui, che affianco verso il 10° km., di buona lena, e che mi tiene dietro fino a dopo il traguardo della 11 km, prima di ricordarmi che devo andare avanti io, perchè ho almeno 30-35 anni meno di lui. E' arrivato ieri mattina a Brindisi da Bologna, con RyanAir. Mi dice che quell'aeroporto è favoloso, che siamo fortunati e che "vedrai quanti turisti arriveranno ora con i nuovi voli a basso costo!". Speriamo bene! Corre e resta ammirato davanti agli ulivi secolari e se la prende un pò con quei bastardi che li sradicano per piantarseli nelle ville dalle parti sue. "Avete una gran ricchezza tra le mani", mi ricorda col tipico accento della pubblicità di Giovanni Rana e dei suoi tortellini, ed io resto a bocca aperta ad ascoltarlo. Sì, abbiamo una gran ricchezza, ma per fare la Maratona di Parabita, mi svela, ha dovuto prendere alloggio a Lecce perchè proprio non sapeva dove andare a parare e stamattina non ha trovato neppure un bar aperto, mi dice, e così ieri sera dopo le 20.30. Nei paesi non c'era nulla di nulla. Peccato, anche quello..."con un pò di investimenti in promozione turistica, altro che le nostre fabbricacce brutte e puzzolenti!". E lì ci salutiamo, gli passo davanti sperando che non si sia accorto che lì accanto all'ulivo secolare c'era un cesso dismesso ed un lastrone di eternit abbandonato. Speriamo bene, anche lì! E' il secondo "vecchio" che mi insegna qualcosa oggi, però. I giovani se la dormono, perchè ieri notte hanno fatto i leoni, ed ora sono... degli zoombie: ne becco qualcuno con gli occhi nascosti da grandissimi occhialoni neri, testa bassa, sguardo nel vuoto. Quando corri per 42 km impari a fare attenzione a questi particolari, ti guardi attorno, osservi, hai tutto il tempo per pensare a tutto ciò al quale non faresti mai caso quando ti scavezzi il collo durante la settimana per correre la folle corsa della quotidianità.
Eravamo rimasti all'ottima organizzazione (ai ristori ben posizionati, forniti, puntuali, come gli spugnaggi e tutto il resto) ed alla pessima partecipazione, puntuale pure quella. A Taviano, ultimo comune prima dell'arrivo, si tocca il fondo: non ricordo di aver incrociato lo sguardo di nessuno spettatore nè di aver ascoltato il clap-clap di nessuna mano. In queste condizioni, fra i bellissimi, ricchissimi e fortunatissimi ulivi secolari, fortuna del Salento, che nel frattempo mi hanno però un pò rotto i cosiddetti, si arriva alle porte di Parabita: siamo al 40°km. Le gambe ormai non ne hanno più, sono tutte un dolore. Guardo il cronometro e sono già di tre minuti oltre il tempo di Firenze e mancano ancora almeno 12 minuti di corsa, giacchè il ritmo ormai lo fanno le mie gionocchia, soprattutto quello destro che mi uschia da morire. Non che quello sinistro vada meglio. Non sono allenato e si sente. Sarà un allenamento in vista di Milano, l'11 aprile, ed allora all'improvviso va tutto benone! Lì dovrei trovare bar aperti ad ogni ora del giorno e della notte e qualche ulivo secolare... in qualche villa magari. Poi vi racconto com'è, se ci arrivo.
Ogni tanto, lungo 42,195 km. bisogna guardare al lato positivo delle cose per darsi la giusta motivazione che ci permetta di trascinarsi fino all'arrivo.
E ci arrivo! Piove, nel frattempo, governo ladro! Una pioggerellina fitta fitta e sottile sottile che fa un gran freddo sulla pelle, a contatto col vento di febbraio. All'arrivo non c'è praticamente più nessuno: Calcaterra e la Casiraghi staranno già riposando e digerendo il pasto, direi. La pioggia ha fatto sì che sulla linea di partenza sia rimasto solo lo speacker, che sta lì se no non lo pagano, evidentemente. E poi nessuno più. Vabbè, dai, con la pioggia vi capisco, con la pioggia dalle mie parti "si mmalazza"! (ci si ammala, n.d.r.).
Noi invece siamo runners e non "mmalazziamo" perchè siamo già malati di un'altro virus: la corsa appunto. Comunque vada sarà un successo, e lo è stato. Poteva andare meglio, ma, è il mio motto...chi se ne frega! L'importante è essere arrivati. Vivi. Ed è la quinta....
"Post dedicato all'amico Blogtrotter MARIONE (www.italianblogtrotters.blogspot.com) che oggi si è fatto un gran male: lui pensa che non correrà più, ma non sa che non è così! Auguri Marione! "
Giuseppe Spenga (www.giuseppespenga.splinder.com)
*CLASSIFICHE": http://www.maratonadelsalento.it/modules.php?op=modload&name=StaticPage&file=classifiche&func=esito&tipo=generale_2
Sono felice per diversi motivi, un pò meno per altri. Ed è per questo che scriverò tante cose belle della Salento Marathon 2010, ma anche alcune che secondo me proprio non vanno.
Cominciamo col dire che l'organizzazione della maratona, affidata alla ASD Podistica Parabita ha funzionato al meglio: il giorno 6, ieri, ho ritirato con tranquillità il pettorale, mi sono state fornite tutte le informazioni chieste da personale volontario attento, scrupoloso e gentile. Ho assistito alle gare dei settori giovani, non molto partecipate, ma per il running salentino venti esordienti ai nastri di partenza è grasso che cola. Stamattina alle 7:15 c'era già un certo fermento: ho preso il mio bus navetta e ce n'erano tanti e tutti partivano in orario. Allo stadio di Casarano, nel pre-gara, mi sono divertito a scattare foto con gli amici di Veglie, ho beccato due runners inglesi venuti direttamente dall'isola per correre qui da noi, ho immortalato la grandissima Monica Casiraghi, ultramaratoneta campionessa di tutto e di più, ed il suo collega Giorgio Calcaterra, il tassista romano fenomeno delle lunghe e lunghissime distanze. Uno scricciolino da 100 km. a botta! Ho rilasciato una bella intervista per Myboxtv.com. Ho improvvisato un blogpoint con foto ricordo con l'amico Blogtrotter MARGANTONIO (http://margantonio.blogspot.com/) che è originario del Salento, di San Cesario, ma vive ad Udine: ce l'ho fatta a trovarne uno dalle mie parti, lungo la "mia " maratona. Grande Margantonio ed un grandissimo saluto a te! (pubblica la foto sul tuo blog, mi raccomando, la aspetto!)
Insomma tutto ok.
Alle 9:30 puntualissimi si parte e siamo circa 700 tra maratoneti (370) e coloro che correranno la 11 km collegata.
Il clima è festoso e procedo per i primi km a 5'20'', il mio ritmo migliore. Al primo passaggio a Parabita (saremo al 6° o 7° Km circa) mi sento chiamare lungo il rettilineo che tra circa 4 ore mi rivedrà all'arrivo: è Walter Gabellone, il presidente dell'Associazione Alla Conquista della Vita (http://www.allaconquistadellavita.org): una voce amica che mi fa un gran piacere ascoltare, anche se durerà solo un fulmineo sguardo ed un "ciao".
Al secondo km mi affianca un signore sulla settantina, arzillo più che mai sulla sua bici: ci seguirà da lì per un pò, e ad un certo punto comincia a gridare, rivolto agli spettatori: "Applaudite! Applaudite signori! Questi sono atleti! Non si drogano, non bevono, non fumano! Applaudite!".
Una buona metà dei problemi dei quali soffre la Maratona del Salento sta tutta lì, in quelle parole. La gente, pochissima ai lati della strada, ti continua a guardare come se stesse vedendo passare dei marziani. Nei paesi, per lo più vecchi con le mani in tasca ad ampi cappotti si lasciano sfuggire un timido "Vai!!!", ogni tanto, tra una nazionale e l'altra, ma nulla più. E così ti ritrovi a correre per 42 km da solo, finendo per contare i passi che ti separano dall'arrivo, che in queste condizioni sembra si allontani sempre di più, anzichè avvicinarsi.
Ma io continuo. Perchè, come dice Murakami Haruki nel suo bel libro "L'arte di correre", ogni maratoneta recita il proprio personale mantra per chiudere il percorso dei 42,195 km, ed il mio oggi ho deciso che reciti: "Non mi drogo, non bevo, non fumo...applauditemi, accidenti!".
Ma di applausi non ne arrivano e non ne arriveranno mai. Anzi, più si va, peggio è. Peccato. Mi dispiace per quel turista-podista bolognese, sulla settantina pure lui, che affianco verso il 10° km., di buona lena, e che mi tiene dietro fino a dopo il traguardo della 11 km, prima di ricordarmi che devo andare avanti io, perchè ho almeno 30-35 anni meno di lui. E' arrivato ieri mattina a Brindisi da Bologna, con RyanAir. Mi dice che quell'aeroporto è favoloso, che siamo fortunati e che "vedrai quanti turisti arriveranno ora con i nuovi voli a basso costo!". Speriamo bene! Corre e resta ammirato davanti agli ulivi secolari e se la prende un pò con quei bastardi che li sradicano per piantarseli nelle ville dalle parti sue. "Avete una gran ricchezza tra le mani", mi ricorda col tipico accento della pubblicità di Giovanni Rana e dei suoi tortellini, ed io resto a bocca aperta ad ascoltarlo. Sì, abbiamo una gran ricchezza, ma per fare la Maratona di Parabita, mi svela, ha dovuto prendere alloggio a Lecce perchè proprio non sapeva dove andare a parare e stamattina non ha trovato neppure un bar aperto, mi dice, e così ieri sera dopo le 20.30. Nei paesi non c'era nulla di nulla. Peccato, anche quello..."con un pò di investimenti in promozione turistica, altro che le nostre fabbricacce brutte e puzzolenti!". E lì ci salutiamo, gli passo davanti sperando che non si sia accorto che lì accanto all'ulivo secolare c'era un cesso dismesso ed un lastrone di eternit abbandonato. Speriamo bene, anche lì! E' il secondo "vecchio" che mi insegna qualcosa oggi, però. I giovani se la dormono, perchè ieri notte hanno fatto i leoni, ed ora sono... degli zoombie: ne becco qualcuno con gli occhi nascosti da grandissimi occhialoni neri, testa bassa, sguardo nel vuoto. Quando corri per 42 km impari a fare attenzione a questi particolari, ti guardi attorno, osservi, hai tutto il tempo per pensare a tutto ciò al quale non faresti mai caso quando ti scavezzi il collo durante la settimana per correre la folle corsa della quotidianità.
Eravamo rimasti all'ottima organizzazione (ai ristori ben posizionati, forniti, puntuali, come gli spugnaggi e tutto il resto) ed alla pessima partecipazione, puntuale pure quella. A Taviano, ultimo comune prima dell'arrivo, si tocca il fondo: non ricordo di aver incrociato lo sguardo di nessuno spettatore nè di aver ascoltato il clap-clap di nessuna mano. In queste condizioni, fra i bellissimi, ricchissimi e fortunatissimi ulivi secolari, fortuna del Salento, che nel frattempo mi hanno però un pò rotto i cosiddetti, si arriva alle porte di Parabita: siamo al 40°km. Le gambe ormai non ne hanno più, sono tutte un dolore. Guardo il cronometro e sono già di tre minuti oltre il tempo di Firenze e mancano ancora almeno 12 minuti di corsa, giacchè il ritmo ormai lo fanno le mie gionocchia, soprattutto quello destro che mi uschia da morire. Non che quello sinistro vada meglio. Non sono allenato e si sente. Sarà un allenamento in vista di Milano, l'11 aprile, ed allora all'improvviso va tutto benone! Lì dovrei trovare bar aperti ad ogni ora del giorno e della notte e qualche ulivo secolare... in qualche villa magari. Poi vi racconto com'è, se ci arrivo.
Ogni tanto, lungo 42,195 km. bisogna guardare al lato positivo delle cose per darsi la giusta motivazione che ci permetta di trascinarsi fino all'arrivo.
E ci arrivo! Piove, nel frattempo, governo ladro! Una pioggerellina fitta fitta e sottile sottile che fa un gran freddo sulla pelle, a contatto col vento di febbraio. All'arrivo non c'è praticamente più nessuno: Calcaterra e la Casiraghi staranno già riposando e digerendo il pasto, direi. La pioggia ha fatto sì che sulla linea di partenza sia rimasto solo lo speacker, che sta lì se no non lo pagano, evidentemente. E poi nessuno più. Vabbè, dai, con la pioggia vi capisco, con la pioggia dalle mie parti "si mmalazza"! (ci si ammala, n.d.r.).
Noi invece siamo runners e non "mmalazziamo" perchè siamo già malati di un'altro virus: la corsa appunto. Comunque vada sarà un successo, e lo è stato. Poteva andare meglio, ma, è il mio motto...chi se ne frega! L'importante è essere arrivati. Vivi. Ed è la quinta....
"Post dedicato all'amico Blogtrotter MARIONE (www.italianblogtrotters.blogspot.com) che oggi si è fatto un gran male: lui pensa che non correrà più, ma non sa che non è così! Auguri Marione! "
Giuseppe Spenga (www.giuseppespenga.splinder.com)
*CLASSIFICHE": http://www.maratonadelsalento.it/modules.php?op=modload&name=StaticPage&file=classifiche&func=esito&tipo=generale_2
Grande Giuseppe! Prima di tutto complimenti, perché a me del tempo non me ne frega niente. Sei arrivato in fondo e quindi hai compiuto ancora una volta un’impresa che tanti si sognano. Detto questo, il racconto che mescola corsa, paesaggio, considerazioni generali, sensazioni ed aneddoti è spettacolare!
Bella Giuseppe
prima o poi ci capito da quelle parti: ti faccio una telefonata, promesso....
Complimenti Giuseppe! una maratona finita è sempre una soddisfazione,sono d'accordo,il resto sono cagate..
Bravo Giuseppe! Ma non aspettarti molto dal pubblico di Milano: se lì la gente ti ignora, qui ti strombazzano col clacson e certo non per incitarti...
Grande Giuseppe. hai preso un'altra medaglia, questo è importante!
Grazie a tutti per i complimenti. Ormai la maratona mi è entrata nel sangue...spero di stare sempre bene e poterne correre ancora tante!
@Kayakrunner: sì, ho visto, Milano è particolare! Se vado corro con la maglia del Lecce...